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Corinaldo, il sindaco e il parroco descrivono la ferita della loro comunità

Il dolore della città sconvolta dai tragici fatti accaduti alla discoteca Lanterna Azzurra nelle parole di don Giuseppe Bartera e del primo cittadino Matteo Principi: «Il peso di questo evento ce lo portiamo tutti addosso»

I nastri neri in segno di lutto nelle vetrine di Corinaldo

CORINALDO – A pochi giorni dalla tragedia alla discoteca Lanterna Azzurra, la comunità corinaldese mostra ben evidenti i segni del dramma vissuto da tanti giovani e adulti del paese, come a Senigallia che piange ben tre vittime, e poi Marotta, Fano, Frontone, e altri comuni limitrofi. E lo si vede non tanto dai nastrini neri del lutto in alcune vetrine e bacheche, quanto nello sguardo della gente, spento, quasi cupo.

E in questo clima, il sindaco Matteo Principi ha accettato di ripercorrere queste ultime 96 ore. «Ci siamo mossi subito cercando di organizzare al meglio il supporto logistico alla macchina dei soccorsi – spiega – aprendo il circolo Acli come sede di riferimento, attivando il Coc (centro operativo comunale) e le associazioni di assistenza e protezione civile: insomma fornendo la collaborazione che poteva servire anche ai ragazzi che uscivano dalla Lanterna Azzurra. Il giorno dopo abbiamo organizzato un incontro con i giovani e le famiglie coinvolte nella tragedia per fornire un supporto psicologico e sociale ma anche per annunciare alcune iniziative, come lo sportello di ascolto».

Bandiere a mezz'asta a Corinaldo
Bandiere a mezz’asta a Corinaldo

Poi c’è stata la fase delle prime indagini. «Sono voluto entrare per guardare com’è la struttura al di là delle carte e dei documenti autorizzativi: io – continua il sindaco Matteo Principi – sono il presidente di una commissione comunale che rilascia i permessi autorizzativi. Sono l’organo politico di un ente tecnico, che concede l’autorizzazione o meno ma lo fa sulla base di documenti e relazioni firmati da tecnici esperti dei vari settori, dalla polizia locale, dai vigili del fuoco, insomma dagli stessi enti che ora devono certificare se fosse tutto a norma».

Il locale era stato ristrutturato nel 2014 con un importante investimento: aveva visto anche l’adeguamento dei piani e delle strutture per la sicurezza e quindi tutto ciò che concerne l’affluenza, l’impiantistica, le uscite. Poi c’era stata una rivisitazione nel dicembre 2017, a cui avevano fatto seguito altri controlli e sopralluoghi da parte degli enti preposti: uno degli ultimi in ordine di tempo era avvenuto nel febbraio 2018.

«Io non mi sento responsabilità oggettive – ha dichiarato il sindaco di Corinaldo Matteo Principi – la firma è la mia, basata su documenti che certificavano che quel locale era a norma, però mi sento moralmente coinvolto perché sono morte sei persone e ne sono rimaste ferite decine e decine. La stragrande maggioranza erano, sono bravi ragazzi, ragazzini, da cui vanno isolate le mele marce, e di questo si occupano gli inquirenti. Ma il peso di questo evento ce lo portiamo tutti addosso».

Ieri, durante una seduta di giunta comunale straordinaria sono state decise alcune iniziative proprio per il sostegno della comunità colpita dalla tragedia della Lanterna Azzurra di Corinaldo. Oltre alla sospensione di molte attività che erano previste per il weekend precedente e per questa settimana, verrà aperto anche un conto corrente apposito per sostenere le iniziative a favore delle famiglie duramente colpite dalla tragedia. Lo sportello di ascolto verrà prolungato per circa un mese, poi si vedrà in base alle esigenze della comunità. «Ma soprattutto vogliamo aprire un confronto serio – conclude il sindaco Principi – un nuovo percorso consapevole sull’importanza della sicurezza, perché è difficile promuovere una piccola comunità come Corinaldo e parlare di rapporti umani quando per alcuni la sicurezza delle persone non viene al primo posto».

 

Il parroco della città don Giuseppe Bartera

I rapporti umani. Sono quelli che stanno permettendo a Corinaldo e alle varie città di affrontare una simile tragedia, forse la più grave che le Marche si trovino a vivere. «C’è un’atmosfera pesante, dura – afferma il parroco della città don Giuseppe Bartera – c’è una tristezza che però ci lega tutti. Tutti siamo stati colpiti – chi in modo diretto, chi indiretto, fa capire – da questo drammatico evento perché c’erano tanti giovani del posto e dei comuni limitrofi. Ed è proprio questa condivisione che ci unisce e ci fa tornare a parlare di attenzione alle persone: una riflessione senza sbandierare tante parole ma con i fatti concreti. Ieri abbiamo tenuto una messa nel santuario a Maria Goretti e pregato per le vittime e i feriti: i ragazzi e le famiglie non devono chiudersi in se stesse ma devono parlarne perché al di là delle ferite fisiche, sono quelle psicologiche le più difficili da superare. Alcuni mi hanno raccontato che la folla li ha spinti a passare sopra altri loro coetanei, altri che non sono riusciti ad aiutare. Come comunità dobbiamo supportarci tutti l’un l’altro per elaborare questa grave esperienza. Noi adulti dobbiamo essere sostegno e guida per i giovani, soprattutto in questo momento, soprattutto con iniziative che puntino a socializzare, ad esternare il proprio vissuto. Tutta la comunità deve essere come un genitore per questi giovani».

 

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