Ancona-Osimo

Rifiuti, Confindustria: «Sempre più difficile collocare quelli delle imprese»

Secondo gli ultimi dati dell'Istituto per la Protezione e la ricerca ambientale la produzione di rifiuti speciali nelle Marche registra un trend in crescita a fronte di una risposta impiantistica insufficiente. Ecco cosa chiedono gli industriali e l'Amis-Associazione Imprese Gestione Rifiuti alle amministrazioni locali e alla Regione

ANCONA – Secondo gli ultimi dati Ispra-Istituto per la Protezione e la Ricerca Ambientale sottoposto alla tutela del Ministero dell’Ambiente, la produzione di rifiuti speciali nelle Marche registra un trend tendente alla crescita a fronte di una risposta impiantistica decisamente insufficiente, soprattutto riguardo a quella dedicato allo smaltimento finale dei rifiuti che non possono essere recuperati e trasformati in materie prime da reinserire nel ciclo produttivo o in energia. Di recente c’è stato anche un tavolo tecnico in Regione a cui ha partecipato anche Confindustria Marche. L’associazione degli industriali infatti insieme all’Amis-Associazione Imprese Gestione Rifiuti, lancia l’allarme «per una situazione che sta diventando esplosiva e che, se non affrontata in tempi rapidi e con provvedimenti efficaci, avrà serie ripercussioni sul sistema di gestione dei rifiutiı», spiega l’ente.

«Fattore critico numero uno è senz’altro la difficoltà di costruire nuovi impianti di smaltimento e recupero rifiuti e di ampliare quelli già esistenti. Ne è un esempio la maggiore discarica della regione che, ormai da lungo tempo in attesa di un provvedimento autorizzativo che le permetta di soddisfare le richieste di smaltimento, in vista dell’esaurimento della capacità di ricevere rifiuti, è stata costretta ad imporre la riduzione di più del 50% dei conferimenti. Decisione drastica che rallenta il processo senza però risolvere il problema alla radice», spiegano Confindustria e Ispra.

Secondo dati Ispra la cultura del recupero anche nelle Marche (metalli, vetro, plastica, carta, scarti del settore tessile) è sensibilmente cresciuta negli ultimi decenni, ma nel recupero dei rifiuti speciali siamo fermi a quota 51% del totale gestito e solo l’1,65% è andato a incenerimento con recuperi di energia.

«Non si può parlare seriamente di “economia circolare” se poi manca l’ultimo trattino per chiudere il cerchio e cioè un recupero quanto più possibile completo dei rifiuti “recuperabili”, anche sotto forma di trasformazione in energia: gli stessi impianti di Css- Combustibile Solido Secondario, prodotto cioè dal trattamento dei rifiuti stessi, sono stati esclusi per scelta ideologica dalla politica lo scorso 26 giugno con Legge Regionale 24/2009, una decisione poco lungimirante se si considera che questo tipo di impianti avrebbe permesso di risparmiare energia, ridurre emissioni nocive in atmosfera e alleggerire i quantitativi di rifiuti da smaltire in discarica. A ciò si deve aggiungere la crescente difficoltà di collocamento extra-regionale dei rifiuti ed ancor di più quello transfrontaliero, già molto costoso e dall’iter burocratico complesso che sta rallentando a causa del contingentamento da parte degli impianti esteri dell’afflusso dei rifiuti dall’Italia», spiegano i due enti.

Che proseguono. «Si pensi ad esempio che i rifiuti di carta e plastica provenienti da raccolta differenziata trovano sempre più difficoltà ad essere collocati sul mercato internazionale a causa soprattutto del blocco dell’import da parte della Cina, il primo acquirente di tali materiali dall’Italia. La lieve ripresa economica e l’avvio della ricostruzione post-sisma contribuiranno ulteriormente all’aumento del quantitativo di rifiuti speciali prodotti nella nostra regione, pertanto questi fattori tutti producono insieme una situazione di emergenza che impone responsabilità nelle decisioni da parte della politica, delle istituzioni e amministrazioni locali preposte, decisioni che vadano soprattutto nella direzione di autorizzare velocemente l’ampliamento delle discariche esistenti e di individuare i siti dove possono insediarsi nuovi impianti necessari sia di smaltimento che di recupero».

In sintesi Confindustria Marche ed Amis chiedono alle amministrazioni «una collaborazione fattiva e la dimostrazione della volontà di giungere a soluzioni – sia di impatto immediato che di medio periodo – atte a favorire un percorso il più possibile mirato all’autosufficienza impiantistica rispetto ai fabbisogni esistenti di collocazione dei rifiuti prodotti (come tra l’altro previsto dal Piano Regionale Rifiuti). Tutto ciò per cautelare le imprese, i cittadini, la collettività e l’ambiente».

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