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Cibo e vino made in Marche: il 2018 un anno da incorniciare

Secondo la ricerca della Coldiretti Marche su dati Istat, il 2018 si è chiuso con il segno positivo per l’export marchigiano, mentre quello italiano è cresciuto del 3% raggiungendo i 42 miliardi di euro

Ciauscolo

ANCONA – Vino, ciauscolo, tartufo di Acqualagna, casciotta d’Urbino, olive ascolane, maccheroncini di Campofilone e olio extra vergine di oliva.

Sono molte le tipicità marchigiane, prelibatezze che stanno riscuotendo un grande successo sulle tavole di tutto il mondo, tanto da valere quasi 265 milioni di euro. A dirlo è uno studio di Coldiretti Marche su dati Istat.

Il 2018 si è chiuso con il segno positivo per l’export agroalimentare marchigiano, uno dei settori migliori delle esportazioni regionali, mentre quello italiano è cresciuto del 3% raggiungendo i 42 miliardi di euro.

Il Verdicchio dei Castelli di Jesi si conferma il prodotto di punta del made in Marche e registra un +9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, arrivando a superare i 41 milioni di euro. Bene anche le esportazioni di prodotti ittici come pesce azzurro, crostacei e molluschi e di salumi come il ciauscolo. Significativo l’incremento delle conserve a base di frutta e ortaggi che segnano un +19,6% arrivando quasi a 16 milioni di euro e in crescita anche la pasta che ha registrato da gennaio a giungo un +9,5% superando la quota degli 8 milioni di euro.

La provincia di Ancona, trainata dal Verdicchio dei Castelli di Jesi, è quella che registra una performance migliore con oltre 86 milioni di euro e un +2,4%, mentre l’incremento più importante lo ottiene la provincia di Fermo che compie un vero e proprio balzo avanti segnando un + 67,5% e arrivando a 5,5 milioni di euro.

L’Europa si conferma il mercato di riferimento delle esportazioni marchigiane che segnano un +1,5% verso questi paesi: la provincia di Ascoli Piceno segna un +4,5%, Ancona un +3,5%, Macerata un +3%, mentre Pesaro Urbino è fanalino di coda nell’export con una crescita dello 0,7%.

Maria Letizia Gardoni, presidente Coldiretti Ancona
(Foto: Coldiretti)

«L’aumento delle esportazioni è sinonimo della professionalità delle nostre aziende, della qualità delle produzioni e dell’attrattività della agricoltura distintiva che rappresentiamo – commenta la presidente Coldiretti Marche, Maria Letizia Gardoni -. Ciò va a consolidare il valore economico e di promozione che il mondo rurale costruisce ogni giorno nel nostro territorio e che per questo va costantemente alimentato».

Un anno tutto da incorniciare quello appena trascorso per il Verdicchio dei Castelli di Jesi. «Abbiamo ricevuto risposte molto positive dagli storici mercati di riferimento dell’export italiano, come gli Stati Uniti, ma anche dai mercati emergenti come la Russia», spiega Riccardo Baldi, il giovanissimo titolare dell’Azienda Agricola La Staffa di Staffolo che ha fatto dell’export uno dei suoi punti di forza con il 60% della sua produzione esportata all’estero.

Riccardo Baldi dell’Azienda Agricola La Staffa

Una produzione di nicchia, realizzata su 10 ettari di terreno coltivati esclusivamente con metodo bio e vini realizzati in maniera artigianale senza strumenti meccanici. «Cresce sempre di più l’attenzione al made in Italy e alle produzioni di qualità – evidenzia Baldi – soprattutto a quelle dei piccoli artigiani verso le quali c’è un grande interesse a scoprirne la storia, sia del territorio che del prodotto.
Il vino biologico in particolare registra un aumento costante un po’ in tutti i mercati e riflette una grande presa di coscienza da parte dei consumatori non solo circa l’impatto ambientale dell’agricoltura biologica ma anche in termini di qualità superiore del prodotto».

La Staffa a fine anno ha presentato una nuova etichetta: Castelli di Jesi Verdicchio Riserva DOCG, che sta già riscuotendo grandi consensi nei mercati esteri oltre che in quello italiano.

Olio extravergine di oliva biologico, confetture di more di rovo selvatiche e di fichi e paté di olive hanno registrato un vero e proprio boom di vendite nel periodo natalizio, spiega Ilenia Schiavoni della Fondazione Ferretti di Castelfidardo che nei terreni della Selva produce olio extravergine di oliva biologico monovarietale (leccino e raggia) utilizzando soltanto olive raccolte nel proprio oliveto.

Le aziende marchigiane cercano sempre di più di accrescere il proprio appeal per contraddistinguersi all’estero: nel 2017 hanno registrato un +1% gli allevamenti di carne per prodotti Igp e Doc, mentre gli ettari di terreno sono cresciuti del 29%. Eccellenze italiane che, come spiega Coldiretti, vanno tutelate dall’attacco di quei prodotti che nonostante il richiamo all’italianità non hanno nulla a che vedere con il Made in Italy, come nel caso del wine kit del Verdicchio dei Castelli di Jesi venduto in Canada. Per questo Coldiretti ha chiesto recentemente un inasprimento delle pene e l’approvazione da parte del Parlamento della nuova legge redatta dall’Osservatorio nazionale sulle agromafie.

 

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