Ancona-Osimo

Inrca, Fials e Nursind denunciano carenze organizzative e occupazionali

Pochi operatori, disorganizzazione delle unità operative e incertezza sulla fusione Inrca Ancona-Osimo. Sono le questioni sulle quali i due sindacati lanciano l'allarme chiedendo un tavolo tecnico con Inrca, Regione e Area Vasta

Inrca Ancona
Inrca Ancona

ANCONA – Carenza di personale, disorganizzazione delle unità operative e incertezze sull’incorporazione Inrca-Osimo. Sono queste le criticità ancora irrisolte denunciate da Fials e Nursind.
Le due sigle sindacali tornano alla carica sulla situazione dell’Inrca segnalando in una nota stampa “il degrado delle condizioni lavorative che mortifica di fatto tutti gli operatori sanitari presenti all’interno dell’Inrca”.

Ancona, Osimo e Fermo le strutture più penalizzate che “scontano sulla propria pelle l’incapacità manageriale e gestionale da parte di Inrca, Asur e politica regionale”, come evidenziato nella nota.

«Abbiamo una dirigenza che non decide – spiega Claudio Acacia, segretario provinciale Fials Inrca e Marche Nord – nonostante siano passati diversi anni dalla determina di incorporazione tra Inrca e Osimo, siglata nel 2009, ad oggi ancora l’Area Vasta 2 non ha trasmesso all’Inrca i dati sui fondi contrattuali e sul fondo unico di disagio».

Una situazione paradossale, come spiega il segretario provinciale Fials, che provoca grande incertezza nel personale sanitario, ancora non informato sulla situazione degli straordinari, dei premi di produzione e dei permessi lavorativi previsti dalla Legge 104.

Sul tavolo anche la questione del patrimonio del nosocomio osimano: «Non sappiamo ancora quale sia la natura della proprietà patrimoniale che da Osimo passerà all’Inrca. Vogliamo chiarezza sugli impegni assunti da Regione ed Asur su questo punto».

Il nodo maggiore riguarda la carenza di infermieri e OSS che interessa tutte le sedi Inrca della regione e che comporta, secondo i sindacati, ricadute sui LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) forniti ai cittadini. Una situazione che si è fatta ancora più critica nell’ultimo periodo, come segnalano Fials e Nursind, con riduzione di posti letto e accorpamenti di Unità Operative per garantire le ferie estive al personale nonostante “il flusso degli accessi in AGU (Accettazione Geriatrica d’Urgenza) rimanga invariato”.

Foto d’archivio

«Nell’ultimo periodo alcuni infermieri professionali dall’Inrca di Ancona vengono trasferiti ad Osimo e viceversa, senza alcuna programmazione concordata preventivamente e senza alcuna salvaguardia della legge 81 che tutela la sicurezza egli infermieri – sottolinea Acacia – Ricordiamo che gli operatori trasferiti da Osimo ad Ancona, trovandosi ad operare in categorie diverse, non hanno diritto al dosimetro (strumento che monitora le dosi di radiazioni assunte) con conseguente rischio per la salute.  Inoltre gli stessi operatori sono obbligati a svolgere turni lavorativi più lunghi.  Poi c’è il discorso degli OSS che da circa un paio di anni stanno lavorando su turni di 6 ore anziché 7.12 come previsto e necessario. Una situazione di preoccupante disorganizzazione che non solo crea disagi e disorienta il personale, ma che si ripercuote negativamente anche sulla pelle degli utenti, di conseguenza meno assistiti. Questo dimostra l’assenza di comunicazione tra azienda e organizzazioni sindacali. Una situazione che potrebbe essere risolta agevolmente dall’approvazione del piano di fabbisogno triennale che ancora non è stato approvato e che permetterebbe invece nuove assunzioni di personale infermieristico presente in graduatoria. Noi proponiamo un tavolo di concertazione tra Regione, Area Vasta 2, Inrca e organizzazioni sindacali RSU, per ragionare sulle grosse carenze in atto e cercare soluzioni».

Altro nodo la sicurezza nei luoghi di lavoro e il servizio del medico competente, un servizio “a singhiozzo”, che come si legge nella nota, non garantisce gli operatori sanitari dal rischio professionale e personale di infortuni e malattie correlate al lavoro.

Seria anche la situazione della farmacia dell’Inrca, che essendo unica, si trova a dover rifornire tutte le sedi regionali dell’istituto per anziani (Osimo, Ancona, Fermo e Treia): «un aggravio di lavoro pesantissimo, quello che si è verificato dal 1 gennaio per l’alto numero di ordinativi provenienti da Osimo – precisa Acacia – ma anche perché a fronte di questo incremento, non solo non ha fatto seguito un aumento di personale, ma è stata tolta addirittura una unità, destinata a svolgere altre mansioni».

Cruciale infine la gestione dell’incorporazione tra i due ospedali di Ancona e Osimo, che richiede un nuovo assetto organizzativo, come precisano i sindacati, che ne denunciano anche l’eccessiva lentezza nella progressione dei lavori.

 

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