Ancona-Osimo

Falconara, a teatro per un nuovo gattile in città

«Ogni giorno, riceviamo da questi animali, più di quanto noi possiamo fare per loro», racconta Elisabetta Fiordelmondo, una delle socie dell'associazione Anita onlus, l'ente che sostiene l'iniziativa

Il canile rifugio Anita onlus a Falconara Marittima
Il canile rifugio Anita onlus a Falconara Marittima

FALCONARA – Centocinquanta metri quadrati, recintati e con qualche area chiusa per ospitare i gatti malati e per lasciare liberi invece gli altri di scorazzare sicuri all’aria aperta. Questo il progetto che l’associazione Anita onlus punta a realizzare a Falconara, recuperando fondi grazie ad una serie di iniziative. L’ultima domenica 21 nelll’aula magna del liceo Cambi (via I. Nievo, 20) a Falconara Marittima. Sul palcoscenico lo spettacolo “Non ti pago” (di E. De Filippo) dell’associazione teatrale “Sorrisi e musica” con la regia di Paolo Bucci (in collaborazione con il Comune e sostenuta da Aido e altri partner). «Da tempo abbiamo questo progetto che speriamo di concretizzare entro la fine di questo anno – racconta una delle socie di Anita onlus, Elisabetta Fiordelmondo -. Entro gennaio c’è da presentare il progetto in Comune, ma abbiamo già parlato con il sindaco per la concessione, e non ci dovrebbero essere problemi. Recuperiamo un terreno abbandonato, un ex campo nomadi, ci saranno molte cose da sistemare, ma ci crediamo tanto…».

Alcuni cani del rifugio di Falconara Marittima
Alcuni cani del rifugio di Falconara Marittima

Attualmente, l’associazione Anita onlus, il cui presidente è Marco Borsini, e che nasce agli inizi degli anni Novanta, si occupa di 150 cani e una ventina di gatti. Nel 2017 le adozioni sono state 92. «Una bella soddisfazione – aggiunge Fiordelmondo – anche perchè sta crecendo la sensibilizzazione delle persone ad accogliere in casa cani adulti o anche anziani. D’altra parte noi lavoriamo molto insieme alle famiglie sia prima sia dopo l’affido. Ci sta a cuore che l’animale abbia fuori da qui un buon futuro».

D’altra parte gestire un rifugio di questo tipo, comporta non solo tanta passione, ma anche tanto impegno per affrontare le diverse questioni che di volta in volta si presentano. Non solo economiche, ma anche di gestione: dall’accudire il cane malato alle spese mediche all’alimentazione mirata. Elisabetta Fiordelmondo dal 2000 si occupa insieme ad altri soci e volontari, una trentina in tutto, di questa realtà, che descrive non nascondendo le difficoltà. Ma non esita a raccontare le soddisfazioni.

Elena con Giuliana Ciaccia, responsabile del settore sanitario del rifugio
Elena con Giuliana Ciaccia, responsabile del settore sanitario del rifugio

«Ogni giorno, riceviamo da questi animali, più di quanto noi possiamo fare per loro. E questo già ci basta, senza poi pensare all’appagamento che si prova nel vedere un’adozione riuscita, o un cane, dato per spiacciato per una malattia, invece salvato, grazie alle cure mediche ma anche all’impegno costante di tutti noi». Come nel caso di Elena, un mix maremmano di una trentina di chili, arrivata in canile a sei mesi con la parvovirosi, una mattia infettiva molto aggressiva, e salvata dopo tre settimane in clinica e due mesi di cure in casa. «Queste per noi sono soddisfazioni immense, e non è stato facile davvero arrivare a questo miracolo!».

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