Ancona-Osimo

Il tumore mammario tra prevenzione e approccio multidisciplinare

Domani, martedì 17, in occasione del "Mese in rosa", l’ospedale di Torrette, per la prima volta, illuminerà la propria facciata con il colore che caratterizza questo evento. È il primo presidio sanitario nelle Marche e tra i primi tre ospedali in ambito nazionale ad aderire all'iniziativa

Un momento del convegno "Un dubbio al seno". Al microfono Daniela Ronchi, presidente Andos Ancona
Un momento del convegno "Un dubbio al seno". Al microfono Daniela Ronchi, presidente Andos Ancona

ANCONA- Cresce la Breast Unit (Unità multidisciplinare di oncologia) degli Ospedali Riuniti di Ancona: oltre 800 gli interventi eseguiti ogni anno. Attivati un ambulatorio per la fertilità e un ambulatorio onco-plastico. Potenziato il Centro di Riferimento Regionale di Genetica Oncologica. La professoressa Rossana Berardi, direttore della Clinica Oncologica degli Ospedali Riuniti di Torrette: «Soltanto attraverso un lavoro di squadra si riescono a prendere le decisioni migliori e a dare le risposte migliori».

Sono i risultati del centro di senologia, Breast Unit, unità che permette alla donna di affrontare il tumore al seno seguita da un team di specialisti, curata secondo i più alti standard europei, e accompagnata nell’intero percorso di malattia. Prevenzione e approccio multidisciplinare sono stati, infatti, i temi al centro di “Un dubbio al seno”, il convegno organizzato il 14 ottobre ad Ancona da ANDOS (Associazione Nazionale Donne Operate al Seno), in occasione del mese in rosa, dedicato alla prevenzione del tumore mammario.

Un evento molto partecipato dalla cittadinanza e sostenuto dalla Marina Militare che ha messo a disposizione la sala convegni del Circolo Sottoufficiali di Ancona, dove si è tenuto l’incontro. Una patologia, quella del tumore al seno che rappresenta una vera e propria emergenza nella popolazione femminile, dove è la neoplasia a più alta incidenza. In Italia ogni giorno più di 1000 donne ricevono una diagnosi di tumore mammario. Una notizia che sconvolge la vita di intere famiglie e che porta alla ribalta la necessità di attuare screening preventivi per individuare la malattia nelle sue fasi precoci. E proprio di prevenzione si è parlato al convegno, coordinato dal dottor Maurizio Ricci, direttore del reparto di Medicina Riabilitativa degli Ospedali Riuniti di Ancona, dove hanno partecipato in veste di relatori Daniela Ronchi, presidente ANDOS Ancona, la professoressa Rossana Berardi, direttore della Clinica Oncologica degli Ospedali Riuniti di Ancona, il professor Fulvio Borromei, presidente dell’Ordine dei Medici di Ancona, il dottor Gabriele Bianchelli, direttore del reparto di senologia degli Ospedali Riuniti di Ancona e la dottoressa Zahra Afshar, medico di Medicina Generale.

Ha espresso soddisfazione per l’organizzazione del convegno, quale occasione di contatto diretto tra medici e cittadini, il presidente dell’Ordine dei Medici di Ancona, Fulvio Borromei, il quale ha sottolineato l’importanza dell’alleanza terapeutica tra il medico di famiglia e il malato: «la posizione strategica del medico di Medicina Generale permette a questa figura di dare un grande contributo nella prevenzione di questa patologia, invitando le pazienti a partecipare agli screening». Una “medicina di iniziativa”, quella auspicata dal Professor Borromei per il medico di famiglia, che passa attraverso l’identificazione dei casi a rischio, la prescrizione degli esami mammografici e ecografici quali screening periodici, l’insegnamento dell’autopalpazione: «Il medico di famiglia è il promotore dell’adesione delle proprie assistite ai programmi di prevenzione – ha spiegato Borromei –per questi motivi deve essere coinvolto anche nel feedback su andamenti ed esiti degli screening. Dal medico di base dipendono gran parte delle scelte successive che farà la paziente». Fondamentale anche l’informazione al malato e il coordinamento del team. E sul ruolo del medico di famiglia ha posto l’accento anche la dottoressa Zahra Afshar, medico di Medicina Generale, la quale ha ricordato che questa figura riveste un ruolo di primo piano anche nell’accompagnamento della paziente nelle fasi successive alla malattia.

La presidente di ANDOS Ancona, Daniela Ronchi ha annunciato che l’associazione si è attivata per garantire la presenza di una psicologa a supporto delle donne colpite dal tumore al seno nella fase del pre-ricovero opedaliero. Ha inoltre ricordato l’impegno di ANDOS nella prevenzione di questa neoplasia attraverso l’istituzione di una scuola di auto visita senologica sviluppata due anni fa in collaborazione con il dottor Gabriele Bianchelli e tutt’ora attiva. L’obiettivo della scuola è quello di insegnare alle donne l’autopalpazione attraverso lezioni teorico-pratiche su modelli di mammelle sintetiche con all’interno piccoli pallini che simulano i noduli mammari.

«Gli elementi di dubbio – ha spiegato Gabriele Bianchelli – sono la familiarità, il dolore, una tumefazione, una retrazione cutanea, l’erosione o una secrezione ematica dal capezzolo e un adenomegalia ascellare. Questi dubbi possono essere chiariti con gli strumenti: mammografia, ecografia e risonanza magnetica. Abbiamo a disposizione le tecniche bioptiche, dalla citologia all’ago aspirato, la microistologia e i prelievi ancora più grandi. Quando si entra nell’ambito della Breast Unit, ogni paziente si trova a percorrere una via individuale, perché non esiste un tumore unico ma ne esistono tanti, non esiste una donna unica ma ne esistono tante, e ogni tumore ha un evoluzione diversa. Diviene dunque fondamentale l’approccio in team dell’equipe multidisciplinare che accompagna la donna in tutto il suo percorso».

La professoressa Rossana Berardi

E l’importanza di una rete di specialisti per un approccio multidisciplinare è stata sottolineata anche dalla professoressa Rossana Berardi. «Esistono oltre 50 tipi di tumore al seno con diversi profili biomolecolari – ha spiegato il primario della Clinica Oncologica di Torrette – e vanno trattati in maniera differente, per questo è importante che gli specialisti lavorino insieme, ragionando ciascuno in base alla propria competenza su cosa è meglio fare nell’ambito di un percorso chiamato PDTA, un percorso diagnostico terapeutico assistenziale che prende per mano la donna. Nel momento in cui accede alla Breast Unit, la paziente non deve pensare più a nulla perché verrà accompagnata da un team di specialisti nei vari accertamenti, negli interventi, nelle terapie e nei controlli che saranno necessari». Un approccio multidisciplinare che garantisce celerità nelle risposte e cure più adeguate. «È stato dimostrato scientificamente – sottolinea la Berardi – che un approccio multidisciplinare aumenta del 18% la sopravvivenza dei pazienti oncologici. Il gruppo interdisciplinare della Breast Unit è costituito da un “Core Team” , un gruppo ristretto di specialisti che devono sempre essere presenti, al quale si affianca un gruppo allargato costituito da diverse figure professionali che collaborano nel percorso terapeutico della paziente. Ad Ancona la Breast Unit esiste già da una decina di anni ed esegue oltre 800 interventi l’anno. Il Core team è composto da chirurgo senologo, patologo, radiologo, oncologo, radioterapista e infermiere case manager. Il team allargato è costituito, invece, da fisiatra, psicologo, chirurgo plastico e genetista».

Dal maggio 2017, con il passaggio del coordinamento della Breast Unit di Torrette alla professoressa Rossana Berardi, il servizio si è ulteriormente implementato. È stato infatti attivato un ambulatorio onco-plastico per le donne che hanno necessità di un intervento congiunto da parte del chirurgo oncologo e del chirurgo plastico. Per le pazienti che hanno desiderio di maternità è nato un ambulatorio per la fertilità, in collaborazione con la clinica ginecologica. Entro fine mese sul sito degli Ospedali Riuniti sarà online il PDTA, percorso diagnostico terapeutico assistenziale, per offrire alle donne una visione dettagliata delle varie tappe del percorso terapeutico all’interno della Breast Unit. «Ad Ancona abbiamo istituito un Centro di Riferimento Regionale di Genetica Oncologica – ha precisato Rossana Berardi – che dispone di un test genetico per stabilire l’esistenza di una mutazione ereditaria e quindi di una predisposizione a sviluppare il tumore in una famiglia, ma abbiamo a disposizione anche un test genomico che si esegue sul pezzo tumorale per evidenziare quelle caratteristiche particolari dei geni che rendono una malattia diversa dall’altra e che permettono di scegliere la migliore terapia. Il test genetico per i tumori eredo-familiari ci permette di individuare quel 5-10% di persone che sono portatrici di una mutazione che possono trasmettere ai loro figli. La nostra è una regione virtuosa che offre gratuitamente il test genetico, che solitamente ha un costo che si aggira sui 2.500 – 3.000 euro, a tutte le pazienti che rientrino nei criteri per poterlo fare. Il test genomico permette di scegliere le terapie post operatorie esaminando 21 geni. Anche questo test viene fornito gratuitamente grazie all’accordo con un azienda californiana».

Martedì 17 ottobre, in occasione del mese in rosa, l’Ospedale di Torrette per la prima volta illuminerà la facciata di rosa e sarà anche il primo presidio sanitario nelle Marche e tra i primi tre ospedali in ambito nazionale, ad aderire a questa iniziativa. Rimarrà illuminato per tutto il mese di ottobre per testimoniare la vicinanza degli specialisti, degli operatori sanitari e di tutto il personale, alle donne colpite dal tumore al seno e per sottolineare l’importanza della prevenzione.

Per informazioni Centro di Riferimento Regionale in Genetica Oncologica: 071.2206151.

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