Ancona-Osimo

Il concertista anconetano Gianmario Strappati suonerà al Bach Museum di Lipsia. L’intervista

Nato ad Ancona, il musicista ha 19 anni e tiene concerti in veste di solista con la sua tuba. È stato il primo tubista a vincere il prestigioso Premio Nino Rota ed è “Ambasciatore di Missioni Don Bosco per la musica nel mondo”

ANCONA – Con il motto “L’italiano è la lingua della musica!”, il Bach Museum di Lipsia il 23 marzo celebrerà il 334esimo compleanno di Bach. La cerimonia di apertura è prevista alle ore 11 con un concerto del musicista anconetano Gianmario Strappati che eseguirà la seconda Suite di Bach per tuba sola. Nato ad Ancona, Strappati ha 19 anni e tiene concerti in veste di solista in tutto il mondo. È reduce da tournée in Germania, Bulgaria, Spagna, Albania, Moldavia, Ungheria, Romania, Montenegro, Finlandia, Slovacchia, Inghilterra e Russia, dove è stato ospite del prestigioso festival “P.I. Tchaikovsky”.

Gianmario Strappati

Il 23 marzo suonerai a Lipsia. Cosa significa per te?
«Mi sono già esibito all’interno della casa di Tchaikovsky, ma suonare nel Bach Museum sarà un evento molto importante e unico. Proporrò una suite per violoncello di Bach, ma con la tuba. Sarà un concerto particolare perché suonerò il brano con uno strumento (tuba) che di solito non viene ascoltato in veste di solista. Sarà un’esecuzione virtuosistica. Una suite per violoncello diventerà una suite per tuba sola».

Quando hai iniziato a studiare musica?
«A tre anni, ero piccolissimo. Da qualche anno frequento il conservatorio di Fermo, mi laureerò in tuba ad aprile e sono iscritto alla specializzazione».

Gianmario Strappati

Come è nata la passione per la musica e la tuba?
«Da piccolo, la tuba è sempre stata in mezzo ai giochi. A tre anni ho iniziato con una tuba piccola. Ricordo che rimasi compito dalla tuba america, il susafono, vista in un cartone animato, ma mi sono avvicinato allo strumento anche grazie a mio padre che insegna al conservatorio gli strumenti ad ottone. Ho amato sin da subito questo strumento. Ad esempio, durante la scuola materna, disegnavo sempre la tuba e un giorno la maestra chiamò i miei genitori e disse che non potevo disegnare sempre e solo la tuba. Così disegnai un principe azzurro, ma sempre con la tuba in mano».

Quando hai cominciato ad esibirti?
«Da piccolo ho iniziato a suonare in piccoli ensemble e poi dopo, quando sono entrato in conservatorio, con l’orchestra del conservatorio. Ho vinto importanti audizioni con orchestre giovanili italiane ed europee e ora il mio sogno di far ascoltare la tuba in campo solistico sta diventando realtà. Ho infatti iniziato un percorso in cui ripropongo brani solistici anche difficili da eseguire con la tuba, come Il volo del calabrone di Korsakov e la Ciarda di Monti».

Sei stato il primo tubista a vincere il prestigioso Premio Nino Rota (nel 2015), precedentemente assegnato ad artisti come K. Ricciarelli e J. Horowitz. Cosa ha significato per te?
«È stata una grande emozione, ma anche un onore. A 15 anni ho ricevuto un premio che prima di me era stato assegnato ad artisti come Peppino Principe, Lelio Luttazzi, Katia Ricciarelli e J. Horowitz. La sera del premio ho eseguito il concerto per tuba e orchestra di Williams e la Ciarda Di Monti e lì è iniziato il mio percorso solistico».

Hai scritto anche un agile volume “La Tuba in una mano”? Perché?
«Per avvicinare i giovani e quanti amano la musica alla conoscenza di questo meraviglioso strumento. Il libro è ricco di storia e pedagogia».

Che rapporto hai con Ancona?
«Un rapporto speciale. È la città dove vivo e, quando vado all’estero, è sempre un piacere poter rappresentare Ancona nel mondo. È stato bellissimo ricevere l’anno scorso l’attestato di civica benemerenza ed è sempre bello suonare nella mia città. Ad ottobre ho fatto un concerto con il quartetto d’archi Postacchini nella chiesa di santa Maria della Piazza e ha auto un grande successo».

Ti ispiri a qualcuno?
«Il tubista a cui mi sono sempre ispirato è il grande John Fletcher, tubista inglese della London Simphony Orchestra, morto a 47 anni. Lui è stato il caposcuola della tuba, forse uno dei primi a tenere concerti in veste di solista, suonando brani di grande difficoltà originali per violino come la Ciarda di Monti e il Volo del Calabrone».

Sei anche stato nominato “Ambasciatore di Missioni Don Bosco per la musica nel mondo”.
«Con la mia musica cerco di portare anche il messaggio del santo e delle Missioni Don Bosco. Durante i concerti presento sempre i progetti in favore dei poveri e dei bisognosi. Sono molto legato alla figura di don Bosco, sin dai primi concerti che feci all’oratorio salesiano di Ravenna, ed è stato sempre presente nella mia vita. Anche la sera prima del concerto per il premio Nino Rota, passeggiando per Caserta vidi un’immagine molto luminosa del santo. Era l’oratorio di san Giovanni Bosco di Caserta. Lui attribuiva alla musica un valore di educazione. Istruiva infatti i giovani anche attraverso la musica e aveva fondato un ensemble di strumenti a fiato. Sono felice di portare il suo messaggio e i suoi valori nel mondo».

I tuoi prossimi impegni?
«Dopo Lipsia, l’8 aprile avrò un concerto a Milano nella casa di Alda Merini e il 29 giugno, come primo tubista italiano, terrò un recital al Mozarteum di Salisburgo».

Come ti vedi tra dieci anni?
«In questi ultimi anni sono già riuscito a realizzare molti sogni. Continuerò sicuramente a suonare la tuba, spero in tante altre occasioni importanti».

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