Ancona-Osimo

Da campo profughi a luogo vuoto, la contrapposizione di Idomeni nel reportage di Andrea Spina

Andrea Spina, 33 anni di San Benedetto del Tronto in provincia di Ascoli Piceno, è uno dei finalisti marchigiani del Reporter Day, progetto di giornalismo promosso da Gli Occhi della Guerra

Andrea Spina con alcuni bambini nel campo profughi di Idomeni

ANCONA- Andrea Spina, 33 anni di San Benedetto del Tronto in provincia di Ascoli Piceno, è uno dei finalisti marchigiani del Reporter Day, progetto di giornalismo promosso da Gli Occhi della Guerra. Andrea fa il videomaker, riprese e montaggio video. Nel suo bagaglio professionale c’è sicuramente l’esperienza fatta lo scorso anno nel campo profughi di Idomeni, in Grecia. E proprio da quella esperienza profonda è nata l’idea di un nuovo reportage per mostrare come, a distanza di mesi, la realtà di quel posto sia cambiata.

Andrea come mai ha deciso di partecipare al Reporter Day?
«Ero curioso. Questo concorso rappresenta un’occasione per mettermi alla prova. Così ho inviato alcuni video che ho girato lo scorso anno nel campo profughi di Idomeni. Ho molto materiale non utilizzato. Quell’esperienza mi ha permesso di vendere immagini a una casa di produzione che le ha utilizzate per realizzare una pubblicità. Per la prima volta dei giornali mi hanno chiamato per i miei lavori, generalmente non sono loro i miei clienti. Non faccio il reporter, realizzo video aziendali e video di eventi. Mi piacerebbe farlo come professione ma questo non è il momento, le circostanze non lo consentono».

Che cosa riguarda il tuo progetto?
«É un’amplificazione di Idomeni. Voglio tornare sul posto adesso che non c’è più l’emergenza, voglio riprendere il luogo vuoto e confrontarlo con le immagini del campo profughi girate lo scorso anno. La mia idea è di creare una contrapposizione tra il prima e il dopo di quel luogo, tra quello che era un posto affollato a quello che adesso è uno spazio vuoto. Far notare la differenza, le dinamiche di cambiamento che ci sono state con l’arrivo di tutte quelle persone. Per questo voglio intervistare i commercianti, chi vive nei paesi vicini».

Andrea Spina

Quanto tempo è stato a Idomeni?
«Sono partito con alcuni colleghi e sono stato via per una ventina di giorni. 5/6 giorni sono tornato a Milano per poi ripartire quando c’è stato lo sgombro del campo profughi».

Un’esperienza così profonda come quella vissuta nel campo profughi di Idomeni sicuramente lascia il segno. Che cosa ha voluto rappresentare con il suo lavoro? Quali emozioni ha provato?
«Attraverso le immagini ho cercato di raccontare la vita del campo profughi. Sulla pagina ION Live di You Tube si trovano alcuni miei lavori. É difficile descrivere le emozioni… Si provano un po’ tutte. É un’esperienza forte. Per portare a termine l’obiettivo per cui ero lì, per fare le riprese, il primo ostacolo è stato distaccarsi da quello che mi sono trovato davanti, dalla tristezza che vedevo intorno. Ho ripreso non solo i momenti difficili nel campo ma anche momenti di gioia, una vita diversa da quello che si è visto in tv».

Dunque, non è la prima volta che realizza reportage… «Esatto, ho fatto video e reportage brevi. Così lungo come lo sto pensando per Gli Occhi della Guerra è la prima volta».

Campo profughi Idomeni

Se dovesse vincere ha già in mente come realizzare il nuovo reportage su Idomeni?
«Vado molto a impulso, sul momento vedrò quali immagini riprendere».

Che difficoltà ci sono per realizzare un reportage?
«É difficile fare un reportage da soli, ci vogliono altre persone. É un mondo professionale dove trovare finanziamenti non è facile, soprattutto in Italia. Mi piacerebbe fare il documentarista, il reporter ma per i produttori di immagini come me, il problema è che il lavoro non è remunerato in maniera tale da poterlo fare come professione».

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