Ancona-Osimo

Camerano, ditta chiede alle operaie di scrivere gli orari di entrata e uscita dal bagno

«Si tratta di un provvedimento lesivo della dignità delle lavoratrici. La direzione aziendale ha sospeso l'iniziativa fino a lunedì 18 dicembre, giorno in cui incontrerà le rappresentanze sindacali», spiega Sara Galassi della segreteria Fiom di Ancona

CAMERANO – Vai in bagno o fai una pausa aggiuntiva rispetto alle due riconosciute dal contratto? Devi scrivere sul tablet “Inizio pausa B” e “Fine pausa B”. È l’ordine di servizio annunciato, e poi sospeso, da un’azienda di Camerano, del settore meccanico che dà lavoro a un centinaio di operai, in larga parte donne con un’età media di 50 anni. Fiom e Uilm hanno subito minacciato otto ore di sciopero: «Si tratta di un provvedimento lesivo della dignità delle lavoratrici – spiega Sara Galassi della segreteria Fiom di Ancona -. La direzione aziendale ha sospeso l’iniziativa fino a lunedì 18 dicembre, giorno in cui incontrerà le rappresentanze sindacali. Queste sono le conseguenze delle modifiche apportate dal Jobs act all’articolo 4 dello Statuto dei lavoratori: norme che ora legittimano le aziende a esercitare un controllo a distanza tramite gli strumenti che il dipendente utilizza per eseguire le proprie mansioni».

L’azienda ha già risposto ai sindacati di essere autorizzata per legge a rilevare spostamenti e accessi dei propri lavoratori: «Controllare quante volte vai alla toilette viola la privacy del dipendente, quantomeno non deve dar seguito a contestazioni disciplinari e sanzioni. Sulla tutela della sfera di riservatezza nei luoghi di lavoro tuttavia la giurisprudenza non è univoca», riconosce la sindacalista. Le operaie dell’impianto di Camerano, lavorano, in piedi, in postazioni tutte dotate di tablet. Hanno diritto a due pause fisse di 15 minuti ciascuna (dalle 7.30 alle 7.45 e dalle 10.30 alle 10.50 nel primo turno) e d’ora in poi dovrebbero segnalare sul palmare ogni eventuale stop aggiuntivo. «In molti casi – aggiunge Galassi – si tratta di dipendenti non più giovani o con malattie professionali. Controllare i loro bisogni fisiologici sarebbe lesivo del diritto alla riservatezza».

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