Ancona-Osimo

Ambulanze a rischio, da Regione e Asur arriva impegno su rendicontazioni

Liquidare le rendicontazioni entro il 31 ottobre. Questo è l'impegno assunto oggi da Regione e Asur, nel corso del vertice che si è tenuto in Prefettura con l'Anpas Marche. . Mezzabotta: «Le associazioni decideranno come mantenere aperto un dialogo messo a dura prova»

ANCONA – Emergenza e trasporto sanitario a rischio nelle Marche, dopo che l’Anpas regionale (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze), aveva annunciato nei giorni scorsi di voler sospendere il servizio delle ambulanze. Al centro della questione il mancato accordo tra associazioni di volontariato e Asur circa la rendicontazione dei Trasporti Prevalentemente Sanitari e dei Trasporti in Emergenza.

Altro nodo critico la questione della determina 675/2017, che «assegna il budget alle organizzazioni sulla base della quota capitale – spiega Massimo Mezzabotta, presidente regionale Anpas – questo penalizza le organizzazioni distanti dagli ospedali e quelle situate in zone con una scarsa concentrazione di abitanti. Ma le associazioni per garantire un buon servizio ai cittadini non possono adattarsi al buget».

Dopo una serie di incontri tra Anpas, Asur e Regione, lo scorso 9 marzo era stato siglato un accordo formale tra le parti, che sembrava aver risolto la questione, almeno fino al 30 giugno, quando l’associazione ha denunciato che gli impegni assunti da Regione ed Asur sono rimasti disattesi, ventilando l’ipotesi di interruzione del servizio ambulanze. Nella giornata di ieri l’Anaps ha sfilato in corteo con 40 mezzi e circa 90 volontari per manifestare sul mancato accordo con l’Asur. Un corteo che dallo Stadio del Conero è arrivato al Monumento del Passetto, passando davanti al palazzo della Regione (leggi l’articolo).

Una situazione sulla quale vuole far luce il consigliere regionale Gianluca Busilacchi (Gruppo misto – Mdp) che ha presentato in mattinata una interrogazione regionale per chiedere al Presidente della Giunta «quali azioni intenda promuovere nell’immediato per scongiurare la situazione che si verrebbe a creare se la decisione comunicata dall’associazione, per quanto riguarda le attività di emergenza e trasporto sanitario, fosse confermata definitivamente», come spiega in una nota stampa.

 «Una questione annosa che ci portiamo avanti già da parecchio tempo – ha precisato il consigliere regionale Gianluca Busilacchi – e che merita una risposta soprattutto perché tocca i più deboli e numerose organizzazioni di volontariato. Sembrava che nell’ultimo incontro si fosse trovato un accordo e invece qualche giorno fa si è appreso dai gestori delle ambulanze che questo accordo non c’è stato».

Intanto nel pomeriggio di oggi si è tenuto l’atteso incontro in Prefettura tra Anpas Marche, Asur e Regione per tentare di raggiungere un nuovo accordo. Infatti secondo Massimo Mezzabotta dell’Anpas Marche negli «ultimi 5 anni è rimasto ancora fuori il 25-30% circa delle spese di rendicontazione, che non sono ancora state pagate. Regione e Asur si sono impegnate a riconoscere a breve il 7% dell’importo, che in base all’accordo sottoscritto a marzo doveva essere restituito entro fine mese. Invece per quanto riguarda la parte restante questa dovrebbe essere liquidata entro il 31 ottobre. Si sono impegnati anche a rivedere i criteri delle determina 675 del 2017 anche per il 2018 d’intesa con le organizzazioni rappresentative regionali. Una retromarcia, quella di Regione e Asur, sugli accordi presi in precedenza. Questo non ci piace, ma stiamo cercando un punto di incontro per non sospendere un servizio importante per la collettività».

In settimana Anpas Marche si riunirà con le altre organizzazioni per decidere se accettare le proposte avanzate da Regione e Asur.  «A distanza di quattro mesi dagli impegni assunti dai vertici regionali della sanità, purtroppo siamo ancora di fronte alla mancata applicazione dell’accordo e di conseguenza le associazioni decideranno come mantenere aperto un dialogo messo a dura prova da una vicenda nella quale il rapporto si è dimostrato negativo già dall’approvazione della determina 675. Sarebbe bastato condividere questa decisione all’origine con tutte le organizzazioni, ascoltando per tempo le fondate obiezioni» conclude Mezzabotta.

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